La mia prima proposta di riforma grafica pubblicata è discussa nel volume del 2021 intitolato, molto semplicemente, Proposta di riforma gráfica dell’italjano (Torino: «Pathos Edizioni»).
Consiste, in sintesi, delle seguenti modifiche all’ortografia italiana. (Legenda: A⟨ ⟩ = grafia Attuale; N⟨ ⟩ = grafia Nuova proposta).
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Z — Zeta dolce (/ʣ(ʣ)/) e zeta dura (/ʦ(ʦ)/) vanno denotate rispettivamente con ⟨ʒ⟩ per /ʣ(ʣ)/ e ⟨z⟩ per /ʦ(ʦ)/. Es.: N⟨pozzo, zucca, garʒa, bronʒo⟩.
S — Esse dolce (/z/) ed esse dura (/s/) vanno denotate rispettivamente con ⟨ʃ⟩ per /z/ e ⟨s⟩ per /s/. Es.: N⟨seta, riso, viʃo, aʃma⟩.
X — Nei casi in cui A⟨x⟩ abbia la pronuncja /ɡz/, anziché la più comune /ks/, la denoteremo con ⟨x̣⟩. Es.: N⟨Xanto, xilografia, ex̣emia, ex̣eunte⟩.
I, U — Dove A⟨i⟩ e A⟨u⟩ hanno valore consonantico (/j/, /w/), si denotano rispettivamente con ⟨j⟩ e ⟨ʋ⟩. Dove A⟨i⟩ ha valore solamente diacritico (o etimologico), si denota con ⟨j⟩. Es.: N⟨manuale, Riace, qʋindi, gʋanto, scjame, sciare, mancja, magia⟩.
GLI — Nei casi in cui A⟨gli⟩ dia una pronuncia /ɡli/ o /ɡlj/ (anziché la più consueta /(ʎ)ʎ(i)/), si userà una scrittura diversa, rispettivamente ⟨ghli⟩ e ⟨ghlj⟩. Es.: N⟨paglja, figljo, ganghljo, anghlicano⟩.
E, O — Quando A⟨e⟩ e A⟨o⟩ si pronunciano aperte (/ɛ/, /ɔ/) si scrivono ⟨ɛ⟩ e ⟨ɔ⟩. Es.: N⟨cena, come, bɛllo, ɔro, pɔrtapenne, sɛicɛntodue⟩.
ACCENTO — In una parola con due o più vocali, l’accento si segna quando non cade sulla penultima vocale (⟨j⟩ e ⟨ʋ⟩ non sono vocali). Se una parola finisce per consonante, l’accento si segna invece quando non cade sull’ultima vocale. L’accento è sempre acuto: ⟨´⟩. Es.: N⟨fábbrica, flúido, portándoceli, áula, paura, altruista, pendii, dio, cacao, suo, avventura, cosí, Catmandú, perché, caval donato, métter mano⟩.
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Se la proposta è semplice e facile da usare, sono invece articolati i ragionamenti che ci stanno dietro. Per una discussione approfondita del sistema, in tutti i suoi aspetti anche minuziosi (paragrafematica della dieresi in poesia, apocopi popolaresche, influenze interlinguistiche, raddoppiamento fonosintattico, eccetera), si veda il volume cartaceo.
Il volume è stato accolto dal pubblico in modo ampiamente migliore di quanto mi aspettassi. Ho ricevuto molti commenti positivi e critiche intelligenti da persone competenti. Seguendo una di quelle critiche, ho successivamente apportato una piccola modifica a questa proposta, per quanto riguarda la scrittura della zeta.
Di séguito un esempio: un brano del libro scritto con questa proposta.
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Il mio lettore che ɛ́ arrivato fin qʋi sará probabilmente un pɔ’ perplɛsso sulla ragjonevolezza e le opportunitá di qʋesta riforma gráfica. Tutti qʋesti accɛnti, le léttere strane e nʋɔve, gli rallɛ́ntano la lettura, la appesantíscono, lo costríngono a fermarsi sulle síngole parɔle perdɛndo il filo del discorso.
Ɛ́ inevitábile che sia cosí; sarɛbbe strano il contrarjo! Dirɛi che ɛ́ persino gjusto che sia cosí. Chi per tutta la vita, fin da bambino, ɛ́ stato abituato a scrívere e lɛ́ggere sɛmpre in un cɛrto mɔdo, pɔrta profondamente radicate dentro di sé, in mɔdo istintivo oltre che cɔnscjo e razjonale, le forme e i meccaniʃmi di qʋel sistɛma gráfico. Se ci dícono a voce un nome o una parɔla italjana che non abbjamo mai sentito e non conoscjamo, di sɔ́lito sappjamo comunqʋe come scríverla da súbito, in mɔdo istintivo, sɛnza biʃogno di ragjonare su qʋali símboli scritti, o combinazjoni di símboli scritti, sɛ́rvono per rappreʃentare qʋella data seqʋɛnza di sʋɔni. Ɛ́ gjɔcofɔrza, qʋindi, che un sistɛma divɛrso, appena introdotto, cáuʃi una sensazjone di disturbo e di difficoltá, di rallentamento: cɔzza contro decɛnni di abitúdine consolidata e mai messa in discussjone.
Tuttavia, qʋesto non ɛ́ un problɛma. Il nɔstro cervɛllo, anche nei sʋɔi automatiʃmi e aspɛtti incɔnsci, ɛ́ molto dúttile e vivace: impara, si adatta e si abítua alla ʃvɛlta. Faccjo un eʃɛmpjo prático. Un gjorno, dopo un pajo d’ore passate al computjɛre a preparare un tɛsto (d’argomento geográfico) scritto secondo un’ortografia riformata (non eʃattamente qʋesta proposta, ma una versjone precedɛnte non trɔppo divɛrsa), mi capitɔ́ di scrívere alcuni brɛvi appunti a mano, per tutt’altra cɔsa; e nello scrívere la mia mano aggjunse automaticamente, sɛnza biʃogno che ci pensassi […]