Che cos’è il leuto? Una lingua artificiale sviluppata con la funzione di «lingua ausiliaria internazionale», ovvero una seconda lingua per tutti che consenta una comunicazione facile fra i popoli, senza avvantaggiare certe persone ingiustamente. Un vantaggio ingiusto, al momento, avviene invece con l’inglese, che crea paesi (e quindi persone, economie, società) «di serie A» e «di serie B»; ed è avvenuto prima col francese. Il desiderio è aiutare la costruzione di un mondo più unito, solidale e democratico.
Il leuto non intende rimpiazzare le lingue naturali; al contrario, offrendo un sistema facile per la comunicazione internazionale, permette di dedicare più tempo e risorse allo studio, alla tutela e alla cura delle lingue nazionali.
Il leuto ha una grammatica molto logica e semplice, con pochissime eccezioni. È così facile che può essere imparato per gioco, per passatempo, ed essere parlato e scritto correttamente in una piccola frazione del tempo che richiedono le lingua naturali. Allo stesso tempo non è una lingua povera, bensì uno strumento malleabile che consente di esprimere concetti precisi in modo sintetico, dove le lingue naturali farebbero più fatica.
Il leuto è un esperàntide, un «figlio» dell’esperanto. L’esperanto è sotto molti aspetti un capolavoro d’ingegneria linguistica, e nelle vicende del mondo è stato un piccolo grande successo. Tuttavia, molte persone che condividono la logica e gl’ideali del progetto esperantista sono insoddisfatte da certi elementi concreti dell’esperanto come lingua in sé.
Con l’intenzione di offrire uno spunto di miglioramento, sono stati così creati degli esperàntidi, lingue derivate dall’esperanto e modificate sotto vari aspetti. Da qualche anno sto sviluppando il leuto, la mia proposta. C’è ancora molto da fare, ma lo sviluppo è ricco e interessante. Chi vuole partecipare mi contatti liberamente.